Sospesa la diffida della Regione che ordinava al Comune della Lunigiana di consegnare gli acquedotti. Secondo una legge del dicembre 2015 anche i Comuni montani sopra i mille abitanti, con acque di pregio, possono tenersi le acque. Tutto rinviato a maggio.
Come annunciato nel precedente articolo pubblichiamo altri contributi che vedono il sindaco Pedrini spiegare oltre alla realtà di Zeri, un punto di vista politico diverso da quello che arriva dalla maggioranza toscana e alcune difficoltà di un sindaco che si ritrova senza il più potere di governare il suo territorio.
Egidio Pedrini racconta e mette in guardia dai privatizzatori omologati del PD e da chi predica molto bene, ma come sempre razzola male.
A Zeri è in corso una battaglia contro la Regione Toscana per la gestione del servizio idrico. Gli abitanti e il loro sindaco vogliono che l’acqua resti pubblica, Il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha inviato una diffida con minaccia di commissariamento del comune se il sindaco rifiuterà ancora di cedere l’acquedotto a GAIA, l’azienda di zona.
Zeri è un piccolo comune di montagna della Lunigiana, conta 1090 abitanti e per il fatto che superano le 1000 unità una legge impone al sindaco di cedere l’acquedotto.
Il sindaco di questo comune si chiama Egidio Pedrini ed è straconvinto (come noi) che la gestione dell’acqua debba essere pubblica.
Pedrini è stato invitato alla conferenza del Movimento 5 Stelle che si è tenuta venerdi 19 al Palazzo deI Consiglio Regionale a Firenze. Presto saranno pronti altri contributi e il filmato totale delle dichiarazioni di Egidio Pedrini, intanto in questo piccolo video iniziamo a sentire le sue motivazioni.
Egregi Sindaci,
nell’Assemblea di AIT del 17/02/16, siete chiamati ad esprimervi e votare il Piano di Ambito Regionale del Servizio Idrico Integrato, per la sua Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Intanto, una prima considerazione d’ordine politico: il Piano unico toscano si inscrive e rafforza la generale tendenza del Paese ad accentrare gestioni di ogni genere, e quindi poteri. Nel caso specifico, in una sola azienda idrica: Publiacqua spa, o meglio ancora ACEA, socio privato della stessa? Dietro il paravento di ostentati propositi, quali maggiori garanzie della qualità dei servizi, più adeguata pianificazione degli investimenti, puntuali e accurati controlli, vediamo celarsi il solito e reiterato sostegno di AIT alle società dell’acqua, anzi al gestore unico regionale, interessato esclusivamente al profitto.
Perché va detto, al di là delle strumentali dichiarazioni del Direttore di AIT, il “modello toscano” (aziende pubblico/private) ha fallito. Ha fallito nei fatti, e lo dimostrano
Ecco gli effetti della nuova struttura dei corrispettivi per nuove acque elaborata dagli acquaioli di Arezzo
I SINDACI INSISTONO A FAVORIRE NUOVE
ACQUE PENALIZZANDO I CITTADINI .
Dunque “nulla di nuovo sotto il cielo di Arezzo” nonostante che il cambio di inquilino a Palazzo
Cavallo avvenuto l’estate scorsa avesse lasciato immaginare tutt’altro. Dispiace rilevare che sul
tema della gestione dell’acqua l’Ing. Ghinelli non ha impresso affatto la discontinuità promessa in
campagna elettorale rispetto all’atteggiamento rinunciatario dell’Amministrazione Fanfani che lo
aveva preceduto. Ne aveva le possibilità ma se ne è spogliato delegando la persona meno adatta a
trattare questo tema. Nessuna traccia dell’atteso tavolo tecnico congiunto “Comune-Comitato
Acqua”e di strategie atte a contrastare gli appetiti dei voraci soci privati, neanche l’ombra. Da
tempo ci eravamo messi
E’ notizia di pochi giorni fa: alla riunione del CDA di Publiacqua spa è stato presentato e approvato, con il solo voto contrario del Comune di Pistoia, un piano di potenziamento gestionale e organizzativo dell’azienda: il sistema ACEA 2.0. In altri termini, un rinnovo della piattaforma tecnologica, da realizzare entro l’anno 2016, su cui sono state convogliate ingenti risorse già nel corso del 2015.
Quella che appare come una notizia interessante solo dal punto di vista tecnico-gestionale o tutt’al più inerente la sfera economico-finanziaria, ha in realtà dei risvolti politici di notevole portata: si regalano ad ACEA dati e know-how, elementi fondamentali per la sua scalata dell’azienda idrica.
Ci troviamo quindi ancora una volta a registrare nell’atteggiamento dei Comuni, l’indifferenza, l’ignavia, il vero e proprio favore al “privato”, ai suoi interessi speculativi e di mero profitto. Perché il rischio reale è quello
Chi vuole privatizzare l'acqua deve dimostrare di essere anche il padrone delle nuvole, della pioggia, dei ghiacciai, degli arcobaleni … "Erri De Luca"