Allarme ONU: la quotazione in Borsa dell’acqua minaccia i diritti umani


Con un comunicato dell’11 dicembre u.s. il Relatore Speciale dell’ONU sul diritto all’acqua, Pedro Arrojo-Agudo, ha espresso grave preoccupazione alla notizia che l’acqua, come una qualsiasi altra merce, al pari dell’oro, del petrolio, verrà scambiata sul mercato dei “futures” della Borsa di Wall Street.

Il bubbone è scoppiato in California, uno dei posti al mondo dove la domanda di acqua sta superando l’offerta, in quanto la siccità, cresciuta a causa dei cambiamenti climatici, si fa sentire in maniera sempre più drammatica.

Ciò dovrebbe costituire un monito per l’intera umanità: questa risorsa fondamentale, già minacciata dall’incremento demografico, dal crescente consumo ed inquinamento dell’agricoltura su larga scala, e della grande industria, in particolare quella mineraria, va assolutamente preservata e messa a disposizione di tutti.


Ce lo dobbiamo far ricordare dal Relatore dell’ONU, da Vandana Shiva o da Papa Francesco che l’acqua è un bene essenziale per tutti gli esseri viventi e per la salute pubblica? Come possiamo accettare che l’acqua venga quotata in borsa al pari di un generico articolo commerciale, aprendo così alla speculazione dei grandi capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni, piccoli agricoltori e piccole imprese?

Venendo all’Italia e alla Toscana, in particolare, gli interrogativi si fanno più pressanti. Dobbiamo essere noi dei Movimenti, a ricordare che i referendum del 2011 sancirono la sottrazione dell’acqua e di altri beni/servizi dal mercato e dal profitto? Come possiamo accettare che, a quasi dieci anni di distanza, i Sindaci e il Governatore di Regione, rigorosamente targati PD/Renzi, si impegnino a creare una holding Centro Toscana che gestisca l’acqua, oltre a gas, energia elettrica e rifiuti, puntando oltretutto alla quotazione in borsa? Come possiamo accettare che dopo aver impunemente sbandierato la volontà di ripubblicizzare l’acqua, soprattutto in prossimità delle elezioni amministrative, oggi si voglia dare il colpo definitivo e trasformare questo bene vitale in strumento di lucro, in mano ai soliti potentati? E che dire del momento scelto per lanciare lo scellerato progetto? Sarà casuale che ci troviamo in piena crisi pandemica, e per di più “distratti” dalle imminenti feste di Natale e Capodanno?

No, non possiamo accettare questo scempio. Perciò auspichiamo che tra i nostri politici/Amministratori ci siano ancora persone che abbiano davvero a cuore il bene comune; persone capaci di rammentare che quando la politica non è al servizio del bene comune, spinge tutto e tutti nel baratro, sia materialmente che spiritualmente.

Faremo il possibile per testimoniare che i principi di solidarietà e democrazia, di accoglienza e giustizia, di rispetto e cura degli umani e dell’ambiente tutto, stanno al di sopra di ogni cosa, sicuramente di certe manovre di così bassa lega. E prima ancora proveremo a risvegliare la coscienza delle persone comuni, di chiunque continui a credere che un altro mondo è possibile.

21/12/2020

Holding multiservizi. La finanza vince sulla democrazia

Comunicato Stampa

Il nefasto progetto di riunire in una grande holding la gestione di servizi come acqua, energia/gas e rifiuti ha trovato ieri l’accordo, benedetto da Giani, dei Comuni di Firenze, Prato ed Empoli che puntano ad unire società del calibro di Publiacqua, ESTRA/Consiag, Publiservizi e ALIA in un unico mostro tentacolare. Un accordo ai vertici, frutto del peggiore rampantismo politico.


Se ne parlava da diverso tempo, è vero, ma andava raggiunta la quadra, per la soddisfazione dei Comuni maggiori, e primo fra tutti Firenze. Tant’è che Nardella aveva osteggiato un precedente tentativo di accorpare Publiacqua ad ESTRA/Consiag, semplicemente perché le quote di Prato avrebbero superato di gran lunga quelle del capoluogo regionale. Ma con l’entrata di ALIA, dove il Comune fiorentino ha la maggioranza (quasi il 60%), le cose cambiano. Per di più è stato proprio il Primo Cittadino di Firenze a chiamare il top manager Irace per ricoprire la carica di AD di Alia, e portare poi a termine l’operazione multiutility: potrà mai essere tradito?


In realtà, cosa hanno in comune l’acqua, il gas, piuttosto che l’energia elettrica e i rifiuti? Un unico elemento che consente di tenerli insieme: sono merci per fare profitto.

Ancora una volta si vogliono calpestare i referendum del 2011 che, ricordiamo avevano decretato come l’acqua ed altri beni e servizi non dovessero avere rilevanza economica. E’ la vittoria della finanza sulla democrazia. E’ la vittoria della politica incarnata in Toscana dal PD, con l’epigono renziano, sui principi di giustizia e di solidarietà, sulle aspirazioni alla vera cura e al rispetto di persone e ambiente. E’ la vittoria anche dei grandi Comuni rispetto ai piccoli, perché in generale è una vittoria di potere: chi ne ha poco o punto, è sempre destinato a perdere.


La nuova multiutility, ci si è vantati, aspira alla quotazione in borsa, ad immettersi quindi a pieno titolo sul mercato, assicurandosi una fetta di torta, al pari di altri colossi del genere, come IREN, H2A, ACEA… E cosa cambia se i soci invece di essere dei privati sono i Comuni o altri Enti con capitale pubblico? Nulla, proprio nulla.

Quando, come nella holding in questione, si struttura una gestione sullo stampo privatistico, con l’obiettivo di realizzare e incassare utili, non si bada a nient’altro. Ecco gli effetti clamorosi ottenuti finora da Publiacqua: pessima qualità dell’acqua, manutenzioni ridotte al minimo, notevoli perdite delle reti, depurazione e fognatura di livello molto scarso, tariffe alle stelle… Possiamo pensare che da un accorpamento di servizi diversi possa nascere qualcosa di meglio?


Come al solito vorrebbero invece farci credere che ne scaturiranno vantaggi per le persone e l’ambiente: riduzione delle tariffe, aumento degli investimenti, addirittura una regione più green!

Le solite promesse per indorare la pillola. Le stesse promesse fatte per concedere la proroga a Publiacqua e spudoratamente disattese. E’ di questi giorni la nostra denuncia riguardo ai Sindaci del territorio gestito da Publiacqua, che hanno approvato un Piano tariffario per il quale le tariffe aumentano, gli investimenti diminuiscono, cresce il valore della liquidazione del socio privato. Però gli utili hanno un’impennata verso l’alto.


Auspichiamo che nei Consigli Comunali, nella Conferenza Territoriale 3 per l’acqua, nell’ATO dei rifiuti, e in qualsiasi altra sede decisionale, si vadano a prendere posizioni contrarie alla holding multiservizi. Che il bene comune sia davvero centro e riferimento primario della politica!


11/12/2020

Acqua. Aumentano le tariffe e calano gli investimenti

Comunicato Stampa

In questo periodo stanno arrivando le bollette di Publiacqua, con il conguaglio effettuato sulla base del Piano Tariffario 2020-24 proposto dai Sindaci della Conferenza Territoriale 3, il 25/6 scorso, e approvato il giorno successivo dal Consiglio Direttivo dell’AIT. La nuova tariffa decorre comunque dall’1/1/2020.

Non occorre un grande sforzo di memoria per andare al 2018, quando i Sindaci, primo fra tutti Nardella, proclamarono a gran voce che veniva accordata una proroga della concessione a Publiacqua fino al 2024, in cambio di tre vantaggi fondamentali:

  • Nessun aumento delle tariffe
  • Incremento e realizzazione effettiva degli investimenti previsti
  • Contenimento del valore residuo finale da liquidare al socio privato per poi procedere alla ripubblicizzazione del servizio idrico.

(Rinfreschiamoci la memoria: clicca 1 e clicca 2)

Peccato che i nostri Amministratori, sicuramente incalzati da Publiacqua e con l’avallo del Direttore Generale dell’AIT, si siano rimangiati tutto quanto.

Non era questo l’impegno preso, e sfruttato oltretutto a fini elettorali!

Basta mettere a confronto il Piano Tariffario 2016-2024 approvato il 7/12/2018, all’indomani della proroga a Publiacqua, con il Piano Tariffario del giugno scorso: il primo prevedeva un incremento della tariffa pari allo 0,0% per gli anni 2019-2024: il secondo prevede invece un aumento per ciascun anno, in misura variabile, partendo dal 2.10% nel 2020, per poi rimanere al di sopra dell’1% fino al 2024 compreso. In pratica l’unico anno in cui le tariffe non sono cresciute è il 2019.

I nostri Sindaci dunque si permettono di aumentare le tariffe dell’acqua proprio in una fase di enorme crisi del Paese, dovuta alla pandemia Covid, dove tanti hanno perso il lavoro, tanti in cassa integrazione con stipendi ridotti, e tante le piccole imprese che comunque devono pagare i costi fissi ma registrano introiti ridotti all’osso, rischiando la chiusura. Senza contare che per le famiglie si è pure verificato un forte aumento dei consumi legato proprio all’emergenza sanitaria. Non a caso il Forum Toscano dell’Acqua aveva chiesto già nell’aprile scorso una tariffa agevolata, ed ecco arrivare la stangata in questo finale d’anno!

Le cose non vanno meglio per quanto riguarda gli investimenti: quelli programmati e tariffati del Piano approvato nel 2018 ammontavano a € 370.567.000 €, mentre si riducono a € 338.300.000 nel Piano 2020-24, con una netta flessione dell’8,7%.

Eppure, meraviglia delle meraviglie, gli utili da distribuire avranno un incremento di quasi il 35%, balzando da 68 a 91,50 milioni previsti dal nuovo Piano.

E che dire della beffa a proposito del valore residuo, da sborsare per la liquidazione del socio privato di Publiacqua? Allungare la Concessione, secondo i Sindaci, ne avrebbe permesso la diminuzione. Ora, nel Piano stilato nel 2018 il valore residuo a fine Concessione ammontava a 264.360.000 euro, nel Piano approvato il giugno scorso la cifra diventa 272.900.000 + 30.330.000 di conguagli, cioè 303.230.000.

Possiamo capire che non soltanto il socio privato (ACEA) con il 40% delle quote, ma CONSIAG (leggi Comune di Prato) con il 25% e il Comune di Firenze con il 21% abbiano tutto l’interesse ad attuare un piano economico-finanziario del genere, visto che da tempo le speculazioni di stampo privatistico piacciono tanto anche agli enti pubblici. Meno comprensibile risulta l’atteggiamento di tutti gli altri Comuni soci di Publiacqua, che contano complessivamente il 13,5% delle quote, quindi si distribuiscono solo le briciole, ma in Conferenza Territoriale il loro peso è pari a quello dei grandi Comuni. Evidentemente le leggi del mercato e del profitto si impongono su ogni altra cosa, di sicuro su ben più alti principi che dovrebbero essere invece al primo posto nel governo dei nostri

Amministratori, cui sempre più si addice il ruolo di riscossori di dividendi e proventi vari.

05/12/2020