Comunicato stampa
Il Forum Toscano del Movimenti per l’Acqua non si sorprende del crollo del Lungarno a Firenze. La mala gestione del territorio è una costante del modello toscano, della gestione misto pubblica-privata, approfittatrice del servizio idrico che fa dell’acqua una merce e delle manutenzioni un costo in bolletta che produce milioni di euro che poi scompaiono magicamente.
Come cittadini ed utenti di un servizio pubblico, siamo amareggiati, per non dire frustrati, dal constatare che in sostanza Publiacqua e così tutti gli altri gestori idrici toscani, incassa centinaia di milioni di euro e poi non opera gli investimenti in programma a cui sono legate le tariffe applicate alle bollette.
Come cittadini abbiamo votato un referendum nazionale perché l’acqua bene prezioso venisse sottratto al mercato e gestito come bene comune. Mentre la politica, sia prima che dopo il referendum, ha sempre sostenuto che la gestione “privatistica” dell’acqua è necessaria per garantire gli elevati investimenti necessari al settore.
In Toscana, dove per primi abbiamo aperto le porte ai privati, paghiamo l’acqua più cara d’Italia per un servizio che non è in grado di assicurare qualità e sicurezza dei nostri acquedotti. La voragine che si è aperta nel cuore di Firenze impone una riflessione sul modello di gestione del servizio idrico operato da chi ci amministra. Quando il gestore è una Società per Azioni, che alla fine risponde a diritto privato, chi controlla l’operato del gestore e chi tutela l’interesse degli utenti?
Come vengono utilizzati i soldi che l’azienda incassa dalle nostre bollette? Ben sappiamo che la parte privata presente in Toscana è sempre composta principalmente dalla stessa formazione: SUEZ, MPS ed ACEA. Come il fatto che nelle società miste toscane l’Amministratore Delegato, colui che ha pieni poteri di ordinaria e di straordinaria amministrazione, è espressione dei soci privati.
I dati regionali raccontano di reti colabrodo, che, secondo la relazione del direttore dell’Autorità Idrica Toscana (AIT), nei comuni serviti da Publiacqua perdono il 51% dell’acqua; nonostante la legge regionale di D.P.C.M. 4 marzo 1996 indica valori del 20% come limite massimo tecnicamente accettabile per le perdite lungo la rete. Chi ci rappresenta nelle istituzioni ha intrapreso le misure necessarie per allineare questo dato con i requisiti normativi? Quali costrizioni o sanzioni sono mai state applicate ai gestori da parte dell’Autorità Idrica Toscana, che ha il compito di dare gli indirizzi e di controllare le attività dei gestori?
Nell’area fiorentina, da quando il servizio idrico è stato affidato all’azienda partecipata, i ricavi da tariffa sono aumentati del 64% (2004-2016). Il margine operativo lordo (differenza tra costi e ricavi prima di mutui e ammortamenti) è cresciuto del +991%, gli investimenti sono diminuiti del 16% e gli utili cresciuti del +721%. Al 2014 Publiacqua NON ha realizzato 69 milioni di euro di investimenti previsti dal Piano d’ambito e da quello tariffario e contenuti nella convenzione di affidamento. Promesse, perché le gare di affidamento si vincono su promesse, che evidentemente l’azienda non è stata in grado di rispettare.
La società per azioni ha realizzato solo il 56% degli investimenti previsti dai Piani d’ambito (2006-2009, dati Co.Vi.Ri). Gli investimenti realmente effettuati sono sempre diminuiti, anche negli ultimi anni, facendo registrare -5% nel 2013, -10% nel 2014, -21% nel 2015 e -15% nel 2016, nonostante in questi anni le tariffe siano cresciute con punte del +19% e gli utili abbiano un incremento medio del +106% nel periodo fino al 2021, anno in cui la tariffa subirà un incremento del +61%!
Tutti questi dati dimostrano che la frana non è accidentale, la frana è strutturale e riguarda tutto il modello idrico toscano. Modello che, purtroppo, il governo attuale sta cercando di “vendere” in tutta la penisola.
Noi del Forum Toscano non chiediamo le dimissioni di qualcuno in particolare, chiediamo invece, a chi ci chiede prima i voti e poi ci amministra, di stare dalla parte dei cittadini e non dei poteri forti o di chi non fa principalmente gli interessi degli utenti del servizio idrico. Chiediamo un cambio, un cambio di modello di gestione, un cambio radicale, perché il sistema misto pubblico privato sta franando e lo si vede in tutto il mondo.
Urge modificare il modello di gestione, basta parlare nelle piazze e nelle strade, a diretto contatto con i cittadini per capire queste cose. Attualmente il 40% dell’ammontare delle nostre bollette serve ad arricchire l’azienda e a generare utili per i soci mentre le infrastrutture non ricevono le manutenzioni necessarie e gli impianti non sono adeguati agli standard europei.
Un sistema che prevede che l’utente paghi tutto, anche le sanzioni che sono imputate all’azienda per il mancato rispetto delle normative nazionali, europee o contrattuali. Ormai è sotto gli occhi dell’intero mondo che quello che ci viene proposto è un sistema indifendibile e inefficiente, in grado solo di garantire profitti attraverso una progressiva finanziarizzazione dell’acqua e che, in Toscana, sarà rafforzata grazie alle prossime fusioni.
Fusioni che accresceranno ulteriormente il peso della quota decisionale del privato, frammentando ulteriormente quello della quota pubblica. Amplieranno la scala del servizio a benefico dei capitali e a danno degli utenti.
La frana fiorentina di Lungarno Torrigiani non è un incidente da archiviare e ricoprire prima possibile, bensì un episodio grave, una ferita talmente profonda che perlomeno, ci auspichiamo, serva per far riflettere tutti gli amministratori pubblici dell’importanza del bene comune acqua. Purtroppo ci siamo resi conto, sia sulla nostra pelle che sulle nostre tasche, che per cambiare, in Italia, non è più sufficiente vincere un referendum popolare. È necessario anche che i nostri amministratori ascoltino il volere dei cittadini.