FIRENZE ALLA REGIA
In
questi giorni il Comune di Firenze ha inviato ai comuni soci di
Publiacqua una delibera ed uno statuto precompilato, al fine di
partecipare ad un’operazione di aggregazione dei soci pubblici di
Publiacqua Spa, da effettuare mediante la costituzione di una nuova
società a totale controllo e partecipazione pubblica, spacciandola
per la ripubblicizzazione del servizio idrico.
Ora,
se si leggono attentamente gli atti proposti, vediamo che questa
operazione non ha niente a che fare con quanto espresso dai cittadini
toscani con il referendum del 2011, che chiedeva una vera gestione
pubblica del servizio, senza che nessuno potesse fare profitti su
questo bene comune.
In
questo caso si tratta di un’operazione puramente
economico-finanziaria, rivestita solo apparentemente di principi e
valori, mentre l’approccio culturale e politico nella gestione dei
servizi pubblici locali è decisamente di stampo privatistico.
Infatti la Newco sarà una società di diritto privato, e come tutte
le Spa avrà come fine principale il profitto.
Addirittura
si parla espressamente di dividendi futuri, e l’art 24 “Bilancio”
specifica persino la modalità di ripartizione degli utili.
La
delibera richiama in modo chiaro la Multiutility toscana che dovrebbe
aggregare le partecipazioni azionarie dei Comuni nelle aziende che
gestiscono servizi pubblici locali e di interesse generale; quindi
una Holding che si occuperà, come più volte affermato pubblicamente
dal presidente Giani, dall’assessore Monni e dai sindaci di Firenze
e Prato, di acqua, rifiuti, luce e gas. Una Holding da quotare poi in
borsa, come se questi servizi fossero un bene di consumo qualsiasi, e
non beni e servizi essenziali per la vita dei cittadini.
In
altri termini, un enorme carrozzone sulle spalle dei cittadini
toscani che sarebbero chiamati a dover pagare bollette non per
quanto sarebbe giusto pagare per l’acqua consumata o lo smaltimento
dei rifiuti prodotti ma un consistente sovrappiù che servirà a
remunerare lautamente gli azionisti privati e pubblici della Holding.
Con
l’operazione prospettata i piccoli comuni non avranno alcuna
possibilità di programmazione e di controllo e, come allo stato
attuale, potranno solo partecipare all’approvazione del bilancio. I
comuni che detengono le maggiori quote (chiaramente Firenze e Prato)
invece nomineranno l’Amministratore e il Consiglio di
Amministrazione, perfino tra i non soci, e saranno proprio questi
ultimi a prendere tutte le decisioni. Il sistema di gestione dei
servizi pubblici ha già mostrato in questi anni tutte le debolezze
che si generano, allontanando le decisioni dai territori e
espropriando addirittura Sindaci e Consigli Comunali di qualsiasi
potere di intervento e modifica dei servizi stessi.
Non
solo, i piccoli centri aderendo alla proposta di Firenze e Prato si
tireranno la zappa sui piedi poiché se oggi ,in quanto soci, possono
contare sui proventi distribuiti da Publiacqua a titolo di dividendi
, in seguito perderanno il diritto alla percezione degli stessi,
perché sarà la Newco ad usufruirne.
Ripubblicizzare
veramente il servizio sarebbe possibile tramite un’azienda speciale
consortile, di diritto pubblico: già
quasi 70 milioni di euro sono i dividendi di parte pubblica non
distribuiti, e forse altrettanti se ne accumuleranno da qui a fine
concessione, nel 2024, riserve più che sufficienti per liquidare il
socio privato attuale.
L’adesione
a questa Holding rappresenta un ennesimo tradimento della volontà
popolare e della possibilità degli amministratori locali di
programmare e controllare i servizi: oggi si sta chiedendo ai Comuni
di approvare l’ennesima scatola cinese!
Auspichiamo
che questa inaccettabile proposta sia di stimolo affinché i Sindaci,
i Consigli comunali e la politica in genere riprenda il proprio
ruolo, finalmente a favore del bene comune.